VITTIME
SECONDA PARTE
RESE DEI CONTI
Di Igor Della Libera
Appartamento di Marlene Alraune.
New York.Notte
Marlene non aspettò di essere in casa per togliersi le scarpe. Quando si aprì la porta dell'ascensore che dava sul piccolo corridoio del suo appartamento le aveva già in mano e stiracchiava le dita dei piedi con sollievo.
-Io e Marc dobbiamo fare assolutamente due chiacchere.
Pensò mentre la mano frugava nella borsa alla ricerca della chiave.
-Non c'è solo la faccenda della rintracciabilità di una parte dei capitali dell'azienda a preoccuparmi ma anche il fatto che Marc sembra sempre più distante dal lavoro. E' tornato al periodo in cui contava solo Moon Knight, quasi quel costume fosse la sua vera identità e Marc la maschera.
Finalmente trovò le chiavi ma quando le infilò nella serratura si accorse che non ce n'era bisogno che la porta era semplicemente socchiusa.
-Questo non è un buon segno. Forse ho dato troppo nell'occhio cercando le prove della sparizione dei soldi.- Marlene aveva l'abitudine di parlare molto tra se e ora che Marc c'era sempre meno nella sua vita le chiaccherate interiori erano aumentate.
Fortunatamente la sua altra abitudine era di non uscire mai di casa senza una piccola pistola da borsetta.
Lasciò le scarpe sul pianerottolo ed entrò come gli aveva insegnato il suo uomo, con la pistola spianata. Sembrava tutto normale, i mobili non erano stati toccati. Era come se si fosse semplicemente dimenticata la porta aperta.
Non lo credeva possibile per quanto fosse stanca e stressata dalla Spectorcorp riusciva ancora a ricordarsi di averla chiusa. Accese la grande lampada nel salotto e sotto la luce comparve una busta bianca. C'era il suo nome sopra.
-Qualcuno è stato qui. Se si è disturbato solo per recapitarmi questa lettera deve essere molto importante.
Si bloccò stava ancora parlando con se stessa. Mentre la apriva tenendo la pistola in mano pensò che fosse il caso di farsi una vita al di fuori di Marc, della sua azienda e dei segreti di Moon Knight.
In effetti quell'appartamento in centro era un primo passo per l'indipendenza. Faceva parte dei benefit come vice presidente, ma da quando ne aveva ricevuto le chiavi era stata meno alla villa. Strappò la carta e tolse quella che era ffettivamente una lettera scritta al computer per essere il più possibile anonima.
-Sappiamo che si sta interessando a faccende che non la riguardano. Se verremo a sapere che le sue ricerche sono continuate e non si sono fermate la prossima volta non troverà solo un pezzo di carta ad attenderla al ritorno dal lavoro. Spero che questa sia la prima e ultima comunicazione che siamo costretti a mandarle ci dispiacerebbe rovinare il suo bel visino. Ci dispiacerebbe davvero. Contiamo sulla sua intelligenza.
C'erano pure dei cordiali saluti, dei minacciosi cordiali saluti.
Sprofondò sulla poltrona.
-Adesso so di essere sulla pista giusta. Quello che ho scoperto oggi potrebbe essere la chiave di qualcosa di molto grosso. La Spectorcorp non sarebbe certo la prima società dove i veri capi lavorano nell'ombra.
Argghh. Urlò dentro di se. Basta parlare da sola, lei non aveva nemmeno la giustificazione di una doppia o tripla personalità. Sistemò la lettera in un cassetto, chiuse la porta d'ingresso con il catenaccio e si avviò verso la doccia.
Area carico e scarico porto.New
York.Notte.
Steve Gun si gettò prontamente a terra ma anche così facendo sentì il calore del laser sulla schiena e il suono liquido del metallo del container che colava come burro fuso.
-Bei riflessi. Mi divertirei a darti la caccia come ai vecchi tempi ma non ho tempo. Fuori la verità.Chi ti ha mandato da me sicuramente qualcuno che sapeva come attirare la mia attenzione.
Gun rimase in terra mentre Maddicks indossò l'elmo dell'Averla e il piccolo pack sulla schiena da cui sarebbero scaturite le ali taglienti.
-Era un pò che non mettevo questi gingilli. A dire il vero a rivedere certi filmati, quelli dove L'uomo Ragno e la Bestia mi usavano come un sacco di allenamento ho capito quanto sbagliavo a voler fare il supercriminale dimenticandomi quello che ero stato, un fottutissimo mercenario. Non farò più gli stessi errori.- Gun era paralizzato, aspettava l'intervento di Moon Knight e non riuscì a reagire nemmeno quando Maddicks lo sollevò da terra e lo sospese a qualche cm dalla strada.
-Sai come chiamavo questi cosi.- puntò il braccio con le lame che spuntavano dai polsi. Tra le punte si formarono scariche elettrostatiche - Artigli d'energia. Ci puoi credere che gli avevo dato un nome così stupido.
-Scommetto che sotto hai anche la maglietta di Star Trek.- replicò Gun con l'ultimo atomo di coraggio.
-Simpatico. Non come L'Uomo Ragno ma simpatico. Diciamo che sto per teletrasportarti in un posto migliore ma solo dopo che ti avrò fatto soffrire come il cane bugiardo che sei.
Gun guardò rassegnato lo spicchio di notte oltre la testa mascherata di Maddicks.
Sperava in un intervento, dal cielo ma questo rimase vuoto senza presenze e sempre più scuro come un presagio tangibile del suo futuro.
-Ancora gli occhi al cielo. Mi sa che il tuo amichetto ti ha
abbandonato. Perchè non ti risparmi dell'inutile
sofferenza e mi dici chi è?
Detto questo puntò il tracciante del laser ad un metro abbondante dalla testa di Gun. Il raggio scaturì e Gun con la coda dell'occhio, premuto contro il metallo, poteva vederlo avvicinarsi segnando il container con una lunga cicatrice sfrigolante.
Il tempo è davvero relativo. Non passò che una frazione di secondo dalla partenza del raggio letale al colpo secco della mezzaluna che si conficcò nell bracciale dell'Averla, un insignificante istante in cui Gun rivide almeno un paio di volte la sua vita.
Libero dalla presa sgattaiolò via.
Maddicks vide la piccola luna argentata piantata nel suo guanto e con l'altro artiglio la strappò in uno sfavillio di scintille rosse come sangue elettrico.
-Abbiamo compagnia. In questa città non si può mai ammazzare nessuno in santa pace.
Moon Knight planò dall'alto e sembrò quasi che la luna cadesse sul criminale.
Negli occhi feritoia dell'Averla si impresse il simbolo del costume dell'eroe e poi i suoi stivali lo presero in pieno petto facendolo ruzzolare all'indietro.
Gun trovò rifugio dietro un'altro container e osservò lo scontro.
Le ali dell'averla frullarolo l'aria rimettendolo in piedi.
-Maddicks so dell'assassina che ti dà la caccia e so anche perchè lo fa.
-Quindi sei tu che hai usato quel mezzo detective per
attirarmi qui, troppa paura di venirmi a prendere da solo?
-E' vero Gun era l'esca per te ma noi lo siamo la preda per qualcun altro. So che ci sta guardando. I suoi occhi vengono dal passato per giudicarci.
L'Averla Assassina si avventò sul crociato lunare, gli artigli non emettevano più scariche ma si erano allungati come corte lame di spada ed erano in grado di affettare qualunque cosa. Moon Knight balzò all'indietro sopra il container alle sue spalle. Maddicks lo raggiunse volando. Rimase sospeso e li nell'aria le sue ali crearono uno scudo contro due mezzalune dell'eroe.
-Chi diavolo c'è sotto quella maschera da Batman di serie b?
-Il passato Maddicks, il passato. Ma non dovresti preoccuparti di me ma di chi ha ucciso Delano. Sai benissimo a chi era destinata la freccia.
Moon Night parlava per distrarlo. Nello stesso momento grazie alle lenti polarizzate nella maschera individuò la struttura interna delle ali, gli snodi meccanici, le giunture che tenevano insieme quel poderoso aliante.
Quando i bersagli furono a fuoco e la mira sarebbe stata resa infallibile dal supporto tecnologico lanciò i suoi dardi, quelli ad impulso elettrico che aveva testato nella sua base.
Maddicks perse il controllo del suo costume, le ali impazzite lo sbilanciarono e cadde fragorosamente sul container. Si liberò del pack ormai cortocircuitato.
-Adesso sei disposto a starmi ad ascoltare. La Bolivia è una ferita aperta che qualcuno vuole chiudere con il tuo cadavere.
-Sai troppe cose...- Maddicks aveva finalmente capito – c'eri anche tu a La Paz. L'assassino dal passato non fa distinzione tra criminali ed eroi.
Marc amaramente commentò.
-A quel tempo c'erano solo criminali.
-Quindi ti vesti come Casper per espiare i tuoi peccati. Non so chi sei sotto la maschera. Eravamo un bel pò a scodinzolare dietro il presidentissimo e a guardare dall'altra parte quando quel nazista degenerato faceva i suoi porci comodi.
In quelle parole riemerse il Maddicks schifato e disilluso, quello che nel corridoio del dolore aveva immaginato più volte di uccidere Barbie e di mettere fine ai suoi orrori di stato.
Moon Knight gli tese una mano per aiutarlo a rialzarsi.
-Forza sapremo presto con chi abbiamo a che fare.
I due sguardi si incrociarono affilati dalle visiere delle rispettive maschere. Maddicks rifiutò l'aiuto e si alzò in piedi.
-Io me ne vado. Non sono in vena di team up e se qualcuno verrà a presentarmi il conto per quello che ho fatto allora sarò pronto a pagarlo con gli interessi. Non ho paura degli spettri ne dei buffoni che si vestono come loro.
Moon Knight si gettò su di lui,si era accorto del dardo partito dalla cabina della gru. Salvò la vita a Maddicks che girandosi vide la freccia piantata a pochi cm dalla sua testa prima che questa evaporasse in una mefitica nebbia verdastra.
-Se non vuoi diventare tu un fantasma prima del tempo, che ti piaccia o no mi darai una mano a prendere la nostra amica con arco e frecce.
La potevano vedere entrambi, un corpo dinoccolato di donna sul tetto della cabina. Saltò appendendosi alla gru e poi dopo aver volteggiato nell'aria atterrò felpata sul container dove c'erano i suoi bersagli.
Adesso sotto la luce della luna e dei lampioni che illuminavano i container videro che portava una maschera come loro. Era come se tante piccole gocce di diamante si fossero cristalizzate. Lacrime preziose che formavano quel viso senza espressione se non quella rabbiosa degli occhi feritoia.
Una maschera che entrambi riconobbero per averla vista uguale appesa nella capanna di uno sciamano boliviano.
D'improvviso la maschera assunse un'altra forma quella del viso stravolto e implorante di una giovane donna. Fu un attimo ma era come se quell'oggetto riflettesse gli oscuri segreti dell'animo dei due e li materializzasse nella forma delle loro vittime.
-Il demone delle lacrime.
Disse a mezzavoce Moon Knight mentre nelle mani guantate della donna comparivano due lunghe spade fatte della stessa essenza dei dardi.
-Quella ragazza...l'hai vista anche tu...sotto quella maschera c'è qualcuno che dovrebbe essere morto...com'è possibile? - Maddicks non era superstizioso ma quel volto non lo aveva mai abbandonato, perchè quello tra tutte le vittime? E com'era possibile che la ragazza torturata da Barbie fosse tornata dalla tomba?
-E' quella maschera a darle il potere dobbiamo toglierla.- irruppe l'Averla.
-Non le faremo del male...di nuovo.- si lasciò scappare Moon Knight. Maddicks lo guardò come se finalmente avesse capito chi c'era sotto il cappuccio.
Il demone delle lacrime incrociò tra loro le spade.
Nel punto in cui le lame si congiunsero uscì un flusso azzurro. Sembrava che un cielo limpido cristallino animasse quel raggio.
Ma quando colpì Moon Knight e L'Averla, incapaci di muoversi in tempo per evitarlo, l'azzurro iniziò ad avvuluppare i loro corpi e le spire erano fatte di anime, di volti che si stringevano intorno a loro. E quei volti piangevano urlavano, gridavano. Erano volti conosciuti e sconosciuti, semplicemente dimenticati tra i tanti effetti collaterali del passato mercenario dei due uomini, così diversi eppure accomunati dallo stesso destino.
Moon Knight poteva sentire la pressione delle anime addosso a lui, erano come catene di spirito, rese fortissime dalle loro sete di giustizia e vendetta.
Maddicks crollò in ginocchio, ora le sentiva attorno al collo come mani invisibili che volevamo togliergli fino all'ultimo respiro e guardarlo negli occhi mentre lo esalava come lui aveva fatto molte volte con le sue vittime.
La maschera dell'Averla cadde in terra e gli occhi di Maddicks erano incredibilmente rigati da lacrime di sangue. Un pianto rosso che non bastava per avere il perdono del demone. Moon Knight resisteva di più come se il bene che aveva fatto negli anni che erano seguiti al ritrovamento della statua di Konshu in Egitto, lo avesse in parte redento.
Era come se le anime sentissero ciò e lentamente abbandonarono il suo corpo tornando in una delle spade del demone. Da dov'era Gun poteva vedere solo uno sfavillio azzurro e qualche ombra. Non riusciva a capire cosa stesse succedendo ma rimase al suo posto lasciando il mestiere del supereroe a chi lo sapeva fare meglio.
Moon Knight stremato vide la donna demone avvicinarsi a Maddicks e appoggiare la punta della lama sulla sua guancia raccogliendo il sangue che la rigava.
-Uno di voi è salvo, l'altro invece no così hanno deciso i signori delle lacrime i detentori della vendette delle anime innocenti. Io eseguirò la sentenza.
Moon Knight gridò
-Non farlo. Quando le anime mi hanno guardato negli occhi ho capito che sotto la maschera del demone c'è un essere umano come noi. Non prendere il sentiero della vendetta anche se adesso ti sembra il più giusto. Quest'uomo è un bastardo ma qualcosa mi dice che lasciarlo in vita adesso dopo aver affrontato faccia a faccia le sue vittime, sarà per lui un castigo peggiore di qualsiasi morte. Non essere più l'araldo delle lacrime, io so che hai la forza per battere il demone...per fermare la tua mano prima che uccida Maddicks.
Il demone sembrò titubare, poi ritrasse la lama, Maddicks vide la punta allontanarsi e intimamente ringraziò qualche dio in cui non aveva mai creduto.
Nello stesso momento i legami spirituali si sciolsero liberandolo.
-I signori delle lacrime vogliono una prova da parte vostra, vogliono che diventiate i loro assassini perchè tra questi palazzi, nascosto nelle ombre, c'è qualcuno che merita la più tremenda vendetta, merita di versare ogni lacrima possibile e sarete voi a stillargliele, una ad una, dagli occhi.
Moon Knight si rialzò indolenzito dalla presa delle anime. Aiutò Maddicks a fare lo stesso.
-Klaus Barbie è ancora vivo ed è in città.
Il nome del nazista riempì i loro cuori prima di stupore e disgusto e poi di odio. Non serviva una persona posseduta da un demone per spingerli sul sentiero di guerra contro quel bastardo. Erano pronti a staccargli quelle luride mani che avevano fatto soffrire centinaia di persone durante la seconda guerra mondiale e dopo.
Moon Knight vide le gambe della donna mascherata tremare e poi cedere. Cadde sul container, la mascherà si staccò dal volto e rotolò al suo fianco. Era incredibile. Il viso nascosto da quelle orribili fattezze era quasi identico a quello della ragazza che Barbie torturò senza che loro intervenissero.
Moon Knight vide che il suo petto si muoveva, respirava. Era viva. Il demone non aveva più bisogno di lei ora aveva trovato altri per portare avanti il suo compito millenario, quello di dare la pace alle vittime e di far piangere i carnefici.
-Anche se ci assomiglia non è quella ragazza...- cercò di convincersi Maddicks che sentiva ancora addosso il peso di quelle anime, di quegli occhi glaciali, di quelle bocche urlanti che l'avevano avviluppato. Si asciugò con il dorso della mano le lacrime di sangue.
-Deve essere una sua parente e il legame familiare deve aver dato forza al demone.
-Si sta riprendendo, ci dirà lei chi è e tutto il resto. Una cosa è certa se questo demone cerca di vendicare vittime innocenti con noi va sul sicuro non è vero Spector?
Moon Knight doveva mettere in conto che Maddicks sarebbe arrivato presto a fare due più due. Non disse nulla e prese tra le braccia la ragazza. Scesero e Gun li raggiunse.
-Cosa diavolo è successo lassù? E perchè mr Averla è ancora vivo? E chi diavolo è la ragazza...ho capito è la stessa che ha cercato di uccidervi a frecciate...
-Prima non volevi parlare adesso non smetti di farlo.- ringhiò Maddicks.
-Perdo la loquacità quando un brutto muso metallico mi squadra e cerca di farmi la riga in mezzo con un laser.
-Basta così. Portiamola al Red Bear nella saletta privata.
-Non posso credere che quel Barbie nazista sia ancora vivo.
-Immagino che non stai parlando di un modello di bambola.
-Posso scaldargli il sedere con il laser solo un colpetto piccolo...- chiese a Moon Knight che rimase in silenzio stringendo a se la povera ragazza.
La ragazza appoggiò le labbra sul bicchiere che gli aveva offerto Moon Knight e bevve un lungo sorso d'acqua. Era seduta su un divanetto e stava mettendo a fuoco le tre facce che la osservavano. Quella nera in contrasto con il cappuccio bianco del crociato lunare la spaventò, trovò più rassicurante quella da bravo detective di Gun. Invece sentiva una cattiva vibrazione provenire da Maddicks che si era seduto al tavolo con le braccia conserte.
-Tranquilla sei tra amici.
-Gli stessi che fino a pochi istanti fa hai cercato di uccidere stritolandoli con i tuoi poteri magici.-biascicò innervosito Maddicks.
La ragazza sembrava non capire.
-Io sono Conchita Alonso. Studio al college qui a New York. Non so perchè ma non ricordo nulla di quanto è successo negli ultimi tre giorni.- guardò Moon Knight – Ti ho visto su un giornale...sei un eroe vero? - chiese come ad essere rassicurata.
-Si.
-Tre giorni hai detto, guarda caso in queste 72 ore hai ucciso un uomo, un mio amico, e hai tentato di infilarci prima come polli e poi di darci in pasto alle anime vendicative.- Maddicks non riusciva proprio a farsela piacere. In realtà era combattuto perchè quel volto gli ricordava davvero tanto quella povera vittima di Barbie. Forse per questo era scontroso, per frenare il senso di colpa che lo stava divorando.
Moon Knight si girò verso di lui – Un'altra parola e ti porterò personalmente in prigione con l'accusa di tentato omicidio.
-Io sono il tentato.- alzò la mano Gun.
-Sei Boliviana?
-Come fai a saperlo, per voi yanqui noi sudamericani siamo tutti uguali.
-Ho tirato ad indovinare. Questa domanda è particolarmente difficile ma vorrei che mi rispondessi. So che può farti ricordare brutte cose ma la tua risposta è indispensabile
per capire cosa sta succendo.
-Mi fido di te.
-Hai avuto dei parenti uccisi durante la dittatura in Bolivia?
Conchita saltò sulla poltroncina. Represse le lacrime.
-Chi non ne ha avuti collaborava con il presidentissimo. La sorella di mia madre era solo una ragazzina quando venne catturata. La torturarono in modo orribile e poi gettarono il suo corpo davanti a quella che credevano la base dei ribelli. Anche mia madre. Io ero appena nata riuscì a nascondermi e ad evitare che un generale o un amico del dittatore mi addottasse. Lei però venne presa ma erano gli ultimi giorni del regime. Era tutto in disfacimento e riuscì a scappare non prima che un soldato la prendesse a calci nel basso ventre. Riuscì a ritrovarmi e scappammo. Ce la fece a rifarsi una vita in Europa prima e in America poi. A causa dell'orrore subito non potè avere più figli e i sorelle o fratelli. Almeno io ero con lei, l'unica cosa buona uscita da quella terribile violenza come mi ripeteva sempre.
Moon Knight la ascoltava, sapeva molte cose. Per questo la maschera l'aveva scelta. Era un pò come lui quando nel momento di massima disperazione strisciò morente nella grotta di Konshu e rinacque come Moon Knight. Sapeva che c'erano molti poteri su questa terra che avevano bisogno dei tramiti. La forza del pugno d'acciaio come gli aveva spiegato Iron Fist o la maledizione infuocata dei Ghost Rider.
-Sai molte cose sulla tua famiglia...- chiese Gun quasi intimorito.
-Ho promesso a mia madre che avrei studiato, che sarei diventata un'esperta di storia perchè non voglio che la gente dimentichi il passato. Ne deve trarre insegnamento perchè certe cose non debbano ripetersi più.
-Sai solo la storia del tuo popolo o conosci anche le tradizioni? Fagli vedere la maschera magari alla nostra signorina torna la memoria...- Maddicks non vedeva l'ora di andarsene da lì. C'era la questione di Barbie da chiarire ma l'avrebbe fatto dopo qualche ora di riposo.
-Il mio amico è piuttosto sgarbato ma ha ragione, conosci la leggenda del demone delle lacrime?
-Qualcosina. Si dice che esista una maschera fatta con il pianto degli innocenti e che questa scelga un prescelto per indossarla e diventare il messaggero del demone nel nostro mondo. Un demone buono che punisce solo chi lo merita, chi ha versato le lacrime di cui è fatta.
-Conosci abbastanza per sapere che la maschera è questa.- Moon Knight gliela mostrò e lei sussultò.
-E' solo una leggenda.
-Lo pensavo anche io prima di averti visto in azione. Ti ha dato dei poteri. Tu sei la prescelta. Credo che il forte legame di sangue che hai con la Bolivia degli anni della dittatura abbia spinto la maschera a venire da te.
Conchita aveva un gran mal di testa. Bevve ancora.
-L'ultima cosa che ricordo è che qualcuno è venuto da me all'università, ha bussato alla porta del mio dormitorio.Ricordo un uomo, aveva un pacco. Un dono mi disse. Non ricordo altro.
-Ecco spiegato come la maschera abbia trovato la sua prescelta.
-Quello che non capisco è perchè avrei fatto del male a voi, non siete i buoni?
Moon Knight non poteva turbarla ancora di più rivelandogli la loro diretta partecipazione all'orrore in Bolivia.
-Conosci Klaus Barbie?- chiese a bruciapelo Maddicks.
Conchita si incupì. Quel nome era saltato fuori così' tante volte durante i suoi studi che avrebbe voluto cancellarlo da ogni libro, da ogni documento e da ogni pensiero.
-Era un nazista sfuggito ai tribunali dopo la seconda guerra mondiale. Un verme della peggior specie. Finì in sudamerica diventando il consulente in atrocità di un pò di dittatorelli tra cui il presidente.- la voce le si spezzò in gola. Le parole si frantumarono. Singhiozzò- E' il bastardo che ha ucciso la sorella di mia madre. Ma non era il solo c'erano mercenari americani al soldo del governo. Barbie al tempo era già vecchio, adesso sarà morto ma quei soldati erano giovani e scommetto che sono ancora vivi. Per me sono più colpevoli di Klaus.
Maddicks stava per intervenire ma bastò un occhiata dell'eroe per frenare il suo impeto.
Gun intuì il pensiero del mercenario.
-Qualcosa mi dice che la tua ricerca riguardava anche quei soldati a pagamento?
-In effetti ne ho parlato con un professore, una ricerca della verità non poteva prescindere da rintracciare chi aveva collaborato a quell'orrore. Ma per una studentessa futura ricercatrice non è certo facile accedere a file riservati.
Moon Knight poteva comprendere il suo odio ma gli premeva di più capire se chi aveva dato a Concita la maschera lo aveva fatto con la ragione precisa di arrivare a lui.
-E cosa hai scoperto?
- Non molto.Quasi niente. Qualche nome ma sono sicura che la maggior parte avrà cambiato faccia. Magari adesso gestiscono un bar o hanno una famiglia.Invece di fare la cosa giusta si sono girati dall'altra parte e hanno preso dollari. sporchi di sangue e sono stati ricompensati con una vita normale. Non c'è giustizia a questo mondo.
Moon Knight rimase colpito da quelle parole. Furono come un maglio di ferro nello stomaco.
-Secondo la maschera Klaus Barbie è vivo e sta a New York.
Concita ebbe un tremito.
-Io non so se credervi, c'è il buco nella mia mente riguardante gli ultimi giorni. E se quell'uomo mi ha donato un mezzo per vendicare la mia famiglia...il mio sangue...io devo rimettermi la maschera.
-Il ragionamento della chica non fa una grinza.- sentenziò Maddicks.
-Non se ne parla nemmeno, quella maschera trasforma le persone non puoi farti possedere dal demone delle lacrime.
Ma Conchita aveva già deciso, afferrò la maschera a Moon che non se l'aspettava e la mise sul volto. La trasformazione occupò lo spazio di pochi secondi, niente di appariscente ma il demone era tornato e così la voce della vendetta. Vibrò il nome del prossimo che avrebbe pagato con lacrime e sangue le sue colpe.
-Klaus Barbie sarà mio.
***
-Frenchie devo parlare con Marc. Non risponde nemmeno al cellulare delle emergenze.
Marlene dopo diversi tentativi era riuscita a rintracciare il fidato pilota e assistente di Moon Knight ma la risposta non le piacque per nulla.
-E' impegnato con il suo altro lavoro. E' stato fuori tutta la notte. E' rientrato solo per riposarsi un pò. Non vuole essere disturbato da nessuno. Era piuttosto agitato.
Si sentì ancora più sola contro tutti, come una naufraga a cui avevano tolto anche il pezzo di legno a cui era disperatamente aggrappata.
Doveva reagire e smetterla di girare i capelli intorno al dito, nervosamente come quando da bambina le cose non andavano nel verso giusto.
-Non mi interessa. La questione di cui abbiamo parlato l'altra sera alla Dark Room si è aggravata.
Marlene era appena uscita dalla doccia, camminava inquieta per il suo appartamento violato. Tirò le tende per paura di essere osservata. Non aveva dormito molto e nei brandelli di sonno questo era stato agitato da incubi fatti di assassini silenti, di lettere minatorie e misteri senza soluzione.
Si sedette al tavolo della cucina, la voce sempre più agitata.
-Ti prego Frenchie. C'è di mezzo la Spectorcorp. Qualcuno mi ha minacciato, qualcuno sa che ho messo gli occhi sui trasferimenti di capitale. Ho anche una pista, sovvenzioni strane fatte attraverso conti della Spectorcorp a musei e a personaggi poco conosciuti, scienziati archeologi, uno in particolare...Milo Warren. Controlla con il computer di Marc. Almeno questo.- non doveva accontentarsi di così poco e aggiunse – non mi interessa se mr Moon Knight ha l'agenda piena di appuntamenti con supercriminali da strapazzo...io voglio una sera con Marc. Adesso a parlare non è la sua fidanzata ma il vice presidente della sua fottuta società.
Frenchie aveva allontanato il ricevitore perchè la voce di Marlene era diventata un grido isterico.
-Gli parlerò,farete la cena che chiedi ma promettimi una cosa, non agire più di testa tua. So già che non mi ascolterai ma se ti succedesse qualcosa Marc potrebbe impazzire.
Malerene scoppiò in una risata isterica.
-Stai scherzando vero. Io ho paura Frenchie che Mark stia tornando quello di un tempo, magari non avrà più tre identità...ma sembra che per lui esista solo Moon Knight. Secondo me usa quel costume come pretesto per non pensare ad altro, alla sua società...a noi...- lo disse temendo davvero per la loro relazione.
Il pilota cercò di calmarla.
-Promettilo a me. Ti assicuro che Marc è lo stesso uomo di prima solo che il passato è tornato a tormentarlo. Vuole chiudere i conti. Adesso ne ha possibilità. Ti assicuro che dopo andrà tutto meglio e insieme fermerete il complotto in atto nella Spectocorp come ai bei tempi...adesso basta perchè sto diventato un consulente di coppia.
A Marlene sfuggì un sorriso e salutandolo chiuse la comunicazione. Si cambiò in fretta. La giornata era ancora lunga e visto che su Milo Warren non era saltato fuori niente da google, l'unica pista che poteva battere era quella della Fondazione Arcana, la stessa per cui aveva lavorato Milo e a cui erano andati notevoli sovvenzioni , non tutte trasparenti, da parte della Spectocorp.
Controllò che la pistola fosse nella sua borsetta prima di uscire di casa. Chiuse la porta assicurandosi di averlo fatto. Chi le aveva lasciato la lettera poteva entrare nel suo mondo a suo piacimento. Questo la sconvolgeva. Avrebbe voluto Marc al suo fianco e non lontano e intrappolato nel manto lunare di Moon Knight.
***
Mac Graw Hill Building. New York. Notte.
Il rumore era quello inconfondibile di una cascata.
Pochi sapevano che ce ne fosse una nel parco interno del Mac Graw Building.
Maddicks entrava in quel piccolo luogo, un battito segreto del cuore new yorkese, per la prima volta. Era un giardino dominato dal Mac Graw Building. Erba tagliata con cura, due gazebi e in fondo il muro d'acqua che scendeva dall'alto e sembrava sgorgare direttamente dal muro del palazzo. Il demone delle lacrime non poteva sbagliarsi. Il puzzo di dolore e sopraffazione emanato da Klaus Barbie lo aveva condotto lì.
Moon Knight sapeva che certi poteri non potevano essere messi in discussione. Non vedeva però entrate a basi segrete, ne luoghi che potessero nascondere il nazista. Si era chiesto più volte cosa ci facesse in città. Era ricomparso proprio al momento giusto. Dopo quanto aveva saputo da Concita sull'uomo che l'aveva contattata e che le aveva donato la maschera delle lacrime, aveva la strana sensazione che tutto facesse parte di una grande ragnatela, ogni filo tessuto sapientamente da un ragno predatore.
-Chi ha portato le carte o gli scacchi? Perchè io qui vedo solo un giardinetto per pensionati. ironizzò Maddicks che indossava un costume di riserva dell'Averla meno appariscente dell'originale.
Il demone non li ascoltava e andò verso la cascata. Davanti agli occhi di Moon Knight la attraversò. Il cavaliere lunare tarò il suo visore con l'oltresguardo come lo chiamava lui e capì che quell'acqua mascherava solo un passaggio.
Il parco segreto nascondeva qualcosa di più misterioso. I due seguirono Concita nel passaggio, aspettandosi una porta, una scala. Moon Knight si accorse del baratro che scendeva giù in modo innaturale, uno scivolo budello che sprofondava nel buio e afferrò Maddicks prima che ci finisse dentro. C'era anche un passaggio ma questo conduceva solo all'esterno.
-Ovviamente dobbiamo buttarci nel buco. Sembra che i nostri auguri di veder strisciare quel maledetto nazista nelle fogne si siano avverati. Deve essere proprio caduto in disgrazia per aver trovato rifugio qui sotto. Non posso dire che mi dispiaccia.- mentre parlava aprì le sue ali.
Moon Knight prese dalla cintola un rampino corda. Lanciò il gancio contro il muro e poi tese la corda per tastarne la resistenza.
-Pronto alla discesa agli inferi.- disse.
Il demone sfoderò dal nulla le sue spade e si lanciò nelle tenebre, usò le lame per ancorarsi al metallo di quell'enorme scolo e frenare così la caduta. Moon Knight si calò dopo di lui mentre l'Averla volò dentro e nel buio gli unici rumori erano ora quelli provocati dal suo jet pack. Moon Knight proiettò dal visore due coni di luce grazie alle torce incorporate ma anche queste sembravano trovare solo altro buio.
-E' davvero senza fine.
-Noi no però...-sentenziò amaro Maddicks mentre seguiva le luci di Moon Knight. Il demone era il più avanti nella discesa ma ad un certo colpo la luce lo colse mentre si bloccava.
-La nostra amichetta demoniaca ha sentito qualcosa.
-Il comitato di ricevimento di Klaus Barbie.- Moon Knight tese le sue orecchie ma era evidente che quel suono poteva essere percepito solo da chi non era umano. Poi di colpo anche Maddicks e lui lo udirono distintamente, era il rumore inconfondibile di ali, ali di pipistrello.
-Pipistrelli...- Maddicks non poteva credere a quel clichè.
Moon Knight puntò la luce verso il basso dove c'era il demone e fu allora che li vide, grossi topi volanti dalle ali neri. Non erano animali normali, qualcuno aveva giocato con il loro D.N.A
-Ci mancavano i mostriciattoli di Barbie.
Moon Knight si teneva con una mano alla corda, l'altra libera la usò per togliere un falcetto lunare. I pipistrelli puntarono contro il demone, erano solo i primi di un colonia di mostri che adesso saliva dal basso come un onda, nera pronta ad annegare i tre giustizieri.
Continua...